Carissimi amici un abbraccio e un caro saluto dalla Sierra Leone. Eccoci ancora una volta a voi per condividere quanto stiamo vivendo in questa parte dell’Africa. Mentre in Liberia il virus sembra essere stato un po’ fermato, in Guinea e in Sierra Leone, pur con una leggera flessione nei numeri, il virus sta colpendo ancora tanta gente. Ogni settimana ci sono dai 350 ai 400 nuovi casi e questo mostra quanto sia difficile bloccarlo. Il numero non sembra esagerato ma considerando che ognuno di questi casi proviene da famiglie, ci dobbiamo domandare: quanti di quelli lasciati a casa sono stati contagiati? Molti sono i tentativi posti in atto da qualche tempo ma ancora non si sono visti gli effetti a livello generale. Ora l’emergenza è stata dichiarata fino a fine marzo. Speriamo che dopo quella data si possa respirare aria “quasi” libera da Ebola.
Come vi abbiamo informato nel secondo aggiornamento, stiamo assistendo con cibo e materiale sanitario, tutti gli adottati, i bambini malnutriti e quanti si rivolgono a noi perchè in vera necessità. L’amore deve essere cieco, muto e solo accogliente per poter operare effettivamente in qualsiasi ambiente.
Inoltre siamo entrati nelle case di 40 orfani per portare loro un aiuto per garantirne la sopravvivenza. L’aiuto è costante e continueremo finchè non saremo sostituiti da qualche loro parente, parte “della famiglia allargata”. La nostra attenzione è rivolta anche alle famiglie in quarantena, siamo arrivati ad aiutarne 30. Un particolare supporto è dato anche alle parrocchie di Lunsar e di Masiaka per le necessità dei poveri lasciati soli e per altre realtà difficili. La vostra generosità che continua a sostenerci entra veramente nelle case della gente povera ed è distribuita con gioia e con attenzione. Siate anche voi felici di questo perchè state salvando tanta gente.
Crediamo che sia giusto anche mettervi al corrente di quanto è stato speso finora: circa 23.000 €. Abbiamo acquistato riso e generi di prima necessità, medicinali per curare le malattie non-ebola, abbiamo mandato gli ammalati negli ospedali aperti di Freetown o Makeni pagando loro il viaggio e le spese delle cure. Proseguiremo a portare avanti questi aiuti , disposti ad intervenire là dove il bisogno richiede la nostra presenza.
Ed ora qualche altra informazione legata al precedente aggiornamento. I sette fratelli orfani messi in quarantena dopo la morte dei genitori e del nipotino, sono rimasti in cinque. I due più piccoli, purtroppo, sono morti, mentre i due più grandicelli rimasti contagiati e portati al centro di trattamento, sono sopravvissuti. Ora i 5 stanno bene e la quarantena che si è dovuta ricominciare dopo ogni decesso, è terminata.
Ed ora un altro piccolo racconto, inno alla grandezza della vita e dell’amore donato senza interesse personale.
Abdul è un giovane studente universitario che ha fatto il tirocinio nella nostra scuola. Un pomeriggio è stato chiamato al suo villaggio perchè il fratello maggiore era arrivato dalla capitale e non stava tanto bene. Da anni soffriva di un disturbo intestinale e ora si era aggravato. Dopo avergli fatto visita e rassicurato che accanto a lui ci fosse un amico di Freetown è tornato a Lunsar chiedendo di essere costantemente aggiornato sull’evolversi della situazione. Due giorni dopo il fratello è morto, ed è stato seppellito. Appena si è sparsa la notizia della morte , la responsabile del dispensario medico ha chiamato il gruppo dei seppellitori specializzati nel trattare i cadaveri infetti. La famiglia, avvertita del loro arrivo, l’ha riesumato e l’ha fatto trovare pronto per la seconda sepoltura.
Dopo due giorni è morto anche l’amico di Freetown e Abdul ha partecipato al suo funerale ritornando la sera stessa a Lunsar ignaro che il fratello e l’amico erano entrambi morti di ebola. Così, ancora una volta, il terribile virus è riuscito a diffondersi in modo subdolo e con estrema facilità. Dopo qualche giorno anche Abdul si è sentito male. Fattosi portare a Freetown per fare il test dell’ebola si è visto rifiutato da ben tre ospedali perchè erano super affollati e la gente in attesa era davvero molta. Ha quindi deciso di viaggiare in motocicletta fino a Port Loko dove è stato finalmente ammesso al centro di trattamento. Sfortunatamente per lui l’aggravamento è sopraggiunto già nei primi giorni dal ricovero tanto da arrivare a perdere conoscenza. Vista la condizione, il responsabile del centro, l’ha fatto trasferire in una delle ultime tende dove di solito ci sono quelli prossimi alla fine.
Ed è qui che, durante una notte, quando le speranze sembravano perdute, è avvenuto qualcosa di straordinario: Abdul ha ricominciato a percepire i suoni, a riprendere contatto con la realtà circostante ,ma non riusciva ancora ad aprire gli occhi. Solo al mattino, dopo tanti sforzi è riuscito ad aprirli . Un addetto alle pulizie, testimone di quanto stava accadendo, gli ha portato subito dell’acqua e chiamato l’infermiere di turno. Abdul non riusciva a parlare ma ha accettato l’acqua bevendone una buona tazza. Poi con l’aiuto dell’inserviente è riuscito a sedersi sul letto. L’infermiere meravigliato del miglioramento ha consegnato subito le pastiglie per la cura raccomandandogli di rifocillarsi al più presto. In questi casi è di vitale importanza riprendere a mangiare, infatti la cucina del campo/ospedale è sempre ben fornita di cibo pronto.
L’appetito, però, non c’era, ma l’uomo delle pulizie lo ha incoraggiato e prima di andare a casa per fine turno, gli ha portato un piatto di riso con un buon sugo, promettendo di portarne ancora il giorno dopo. Cucchiaio dopo cucchiaio è riuscito a mangiare tutto. Durante la notte ha provato anche ad alzarsi, senza però riuscirci a causa della grande debolezza. Come promesso, la mattina seguente, l’adetto alle pulizie è tornato e con lui cibo, primi passi e……….. vita. Piano piano, Abdul ha ripreso forza ed è stato trasferito nella tenda dei sopravvissuti. Da quel momento è diventato lui stesso strumento di aiuto per gli altri malati. Quando è stato dimesso dal centro, dopo quaranta lunghissimi giorni, ha saputo che a casa sua erano morti in 24.
Il vero eroe è L’ADDETTO ALLE PULIZIE. Persona piena di amore vero, di amore vita che ha saputo infondere in questo giovane la speranza, il coraggio e la determinazione. Chissà quanti ne avrà aiutati a non perdere la voglia di vivere. Sono tante queste persone eccezionali che sono a disposizione, che non badano solo al lavoro ma soprattutto a chi è loro accanto. E noi dobbiamo dare onore a quanti si stanno dando da fare per aiutare i malati a guarire e vivere. Anche qui a Lunsar dobbiamo moltissimo a chi in farmacia si fa trovare pronto quando chiamiamo per avere delle medicine.
Dobbiamo onorare una ostetrica in pensione che ha lavorato per anni in Inghilterra e che avrebbe potuto stare là a godersi la sua pensione e che invece si è fatta presente qui per assistere quanti sono in quarantena. Si è prodigata ,villaggio dopo villaggio, per trasmettere le nozioni principali per combattere l’ebola, e non si risparmia nemmeno a richiamare l’attenzione delle autorità su quello che dovrebbero fare ma non fanno. E così molti e molti operatori sanitari che con dedizione rischiano la loro vita perchè tanti altri non perdano la gioia della speranza e del futuro. Un grazie grande va a loro. Sono i veri eroi che lavorano in sordina, perchè l’amore non fa mai chiasso, non viene mai proclamato ma goduto e vissuto.
Ci fermiamo qui. Informiamo quanti hanno un bambino adottato che riceveranno, con un po’ di ritardo e senza foto, la letterina che veniva inviata solitamente per Natale. Ci scusiamo di questo e siamo certi della vostra comprensione.
Siamo vicini al Santo Natale, la festa del dono, della meraviglia, di un Dio che lascia l’armonia Trinitaria per stare con l’uomo, per diventarne fratello, per condividerne ogni momento della vita, sia facile che difficile, gioioso o sofferto. Ha saputo diventare dono totale per portare l’umanità al Padre. L’augurio che nasce dal nostro cuore con il Buon Natale è che ciascuno di noi possa diventare questa presenza-dono-salvezza per quanti incontra nella quotidianità della vita.
AUGURI DI BUON NATALE anche da tre sopravvissuti all'ebola: MOHAMED (14 anni), FATMATA (12anni), HASSAN (2 anni)
Auguri per un 2015 sereno e vissuto con una particolare attenzione per la propria famiglia attraverso un dialogo vero, pieno di partecipazione, di speranza e sogni per il futuro, pieno di desiderio di conoscere gli altri anche attraverso un sorriso, un saluto, un ascolto di condivisione in più, senza guardare gli orologi e con la televisione, i computer e cellulari spenti.
Che Dio vi benedica tutti anche a nome di quanti state aiutando qui.
La comunità di Lunsar
P.S. Uniamoci tutti in una preghiera in ricordo di Enrico Cornedi, fondatore e primo presidente dell’Onlus Selineh che è mancato improvvisamente. Ringraziamo Dio per avercelo donato come entusiasta promotore dell’attenzione verso gli altri, verso gli ultimi. Sempre attento e disponibile ci ha donato un esempio di vita basata sulla generosità e sulla gioia del dono. Grazie immense Enrico. Siamo sicuri che ora, dal luogo dove ogni sofferenza umana diventa salvezza, più che mai ci assisterai e ci proteggerai. Con tutta la nostra riconoscenza e affetto.
