Aggiornamento 2 dalla Sierra Leone.

Carissimi amici tutti, un abbraccio dalla Sierra Leone ancora immersa nel problema dell’ebola. Non possiamo dire che qualcosa sta cambiando in positivo perchè non è la verità. Solo per aiutare a capire eccovi i numeri dei NUOVI conosciuti casi dall’inizio di Novembre: prima settimana 391, seconda 551, la passata setimana 476 circa. Dati terribili se si considera quanto letale è il virus.

Comunque sono tante le iniziative da parte di forze internazionali e, anche se arrivano col “contagocce” e a velocità “lumaca”, speriamo riescano ad arginare la diffusione del virus. Purtroppo non si può ancora parlare di scuola, di apertura dei mercati dei villaggi, degli incontri sportivi, perchè l’emergenza è stata confermata dal Presidente almeno fino fine anno.

 Sono tante le situazioni di disagio che tutti noi stiamo vivendo perchè non si vedono miglioramenti e tutto sembra bloccato. La frustrazione è grande e crea un po’ di scoraggiamento non vedendo segni positivi soprattutto dal punto di vista della diffusione. I rischi continuano, la nostra attenzione è sempre viva, la prudenza non viene meno anche perchè si rischierebbe di grosso, ma ci sentiamo impotenti di fronte a questa calamità, e cerchiamo di stare vicino a quanti soffrono con il nostro aiuto concreto, con la nostra solidarietà.

Come vi abbiamo scritto nell’altro aggiornamento siamo in pieno lavoro per aiutare dispensari, per aiutare le persone che hanno più difficoltà. Abbiamo fornito il cibo a undici case che erano in quarantena, stiamo sostenendo con cibo situazioni famigliari veramente precarie, e stiamo cercando di assistere in modo particolare tutti i bambini adottati. Per Natale c’è l’intenzione di dare a ciascuno di loro un sacco di riso di 25 kg oltre al solito contributo, in modo che tutti possano avere un Natale diverso, con parte del pranzo già garantito. La gioia sarà grande e certamente non avranno difficoltà a condividere quel dono con qualche altro. Tra i poveri, nonostante le difficoltà, la solidarietà è sempre grande.

Quindi anche tutti coloro che hanno un bambino/a adottati e tutti voi che ci state aiutando in tanti modi, sappiate che questa gioia entrerà nel vostro cuore e nelle vostre case quale forza e benedizione.

Della bambina di cui non avevamo notizie perchè vive in un villaggio difficile da raggiungere, abbiamo saputo che sta bene e verrà qui presto.

Credo che sia bello anche condividere con voi altri momenti che stiamo vivendo e anche quanto ora ci fa pensare al futuro.

 Hassan è un bambino di 9 anni  ospitato in un orfanatrofio momentaneo, cioè finchè si recuperano certe dimensioni di vita e una famiglia (possibilmente della famiglia allargata) pronta ad accoglierlo. Ogni mattina dopo la colazione si siede su di una panchina e guarda sempre fisso davanti a sé. Un animatore che ha osservato questo, dopo tre giorni si è seduto accanto per fargli un po’ di compagnia e fare due chiacchiere. Gli ha chiesto se stava bene, se  si sentiva a suo agio, che cosa stava pensando con quello sguardo fisso in avanti. E lui, senza scomporsi, risponde: “sto guardando quella pianta…………..    e dopo un po’ di silenzio…. mia madre è morta  sotto una pianta come quella”. Anche la natura, pur meravigliosa, ricorderà per sempre a questo bambino la sua tragedia.

Le sfide dell’ebola sono cominciate fin dal principio, ma quello che il futuro ci chiederà sarà ancora più impegnativo perchè ogni cosa, ogni attività compresa la scuola, deve avere una grande forza di amore, una grande forza di rispetto, una grande forza di saggezza pronta a restituire, per quanto possibile, a ciascuno di questi orfani la speranza per il futuro. Dovremo creare luoghi dove si respira accoglienza, attenzione, dove possano dire, “qui sto bene”. E tutto questo deve nascere da dentro.

Esperienza di profondo dolore di un bambino sopravvissuto che comunque ha trovato qualcuno che lo sta aiutando. Abbiamo molto da imparare. Mettersi in ascolto con un cuore che sa amare…… è il segreto per risolvere tanti problemi.

Alpha, Adamsay, Isata, Fatu, Idrissa, Saidu, Alie (tra i due e i 19 anni) fanno parte di una stessa famiglia con Zainab mamma molto attenta e il papà che fa la spola tra questa moglie e l’altra moglie che ha in un villaggio vicino. Una delle figlie di questa moglie due anni fa ha dato alla luce un bambino di cui Zainab è diventata la nonna adottiva a tutti gli effetti. Infatti il bambino è stato svezzato proprio a casa di Zainab. Poco tempo fa il piccolo si è ammalato e Zainab è andata a prenderselo per curarlo. Dopo due giorni, non vedendo segni di miglioramento, il nonno l’ha portato al villaggio da “chi poteva fare qualcosa”. Il bambino, sfortunatamente, non ce l’ha fatta ed è morto…..di ebola. A distanza di qualche giorno anche Zainab è morta , lasciando la casa vuota. Il marito, portato al centro ebola a Port Loko,  è morto poco dopo.

Si è pensato bene mettere la casa dove ci sono questi quattro ragazzi e tre ragazze in quarantena. Nostro compito è rendere meno pesante la solitudine che questi isolamenti creano. Ora siamo responsabili del loro cibo e di quanto necessario per loro per la durata dei ventun giorni. La prima settimana è trascorsa senza particolari difficoltà. Nessuno di loro si è sentito male. Ma ora viene il periodo più difficile perchè la malattia potrebbe esplodere tra il settimo e il tredicesimo giorno.

Sono diventati parte della nostra famiglia e staremo loro vicino, rassicurandoli e dimostrando loro che non sono soli. Se accade qualcosa devono solo chiamare e l’aiuto sarà immediato.

Una delle tante storie di quarantena, di ebola, entrata in quella casa attraverso quello che consideriamo tutti il più grande sentimento e cioè l’amore di una nonna che non voleva vedere il nipotino soffrire. Il subdolo virus ha colpito così, quando l’amore stava cercando di rendere la malattia di un bambino meno pesante.

Che queste piccole storie ci aiutino a guardare alla vita come una meraviglia che necessita tutta la nostra attenzione e cura.

Un Grazie immenso a tutti voi che ci leggete e sostenete. Noi continueremo a portarvi dentro queste realtà perchè è bello essere sempre in tanti sia dove c’è festa che dove il dolore e il dubbio la fanno da padroni.

Continueremo anche ad essere le vostre mani che cercano di alleviare le sofferenze di quanti sono accanto a noi senza che niente di ciò che è donato vada perso. Che Dio vi benedica.

I missionari della comunità di Lunsar